"Se sembra impossibile, allora si puo' fare"
- Cristina Corona
- 19 mag 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Il 18 maggio sono andata ad un convegno organizzato da ASLA, Associazione degli Studi Legali Associati, dal titolo "Diritto al futuro". Bellissimo titolo. Da alcuni mesi sto svolgendo un percorso formativo con un gruppo di avvocatesse sulla leadership femminile, tema che mi appassiona molto.
Tra gli invitati al convegno c'era lei, Bebe Vio.
21 anni di esplosiva vitalità, ottimismo, fiducia. Ho ascoltato i suoi aneddoti sulle vittorie alle ParaOlimpiadi, scoprendo retroscena che rendono ancora più preziosi i suoi successi, suoi e della sua squadra. Lei che ogni giorno si alza positiva, che affronta le difficoltà dicendo "che figata", che trova l'energia interna per superare ostacoli, e che ostacoli.
Fin da bambina, e non era ancora arrivata la sua terribile malattia, sognava di gareggiare alle Olimpiadi. E alla fine ci è andata, e ha vinto. Lo dice con disarmante semplicità, "cosa vuoi che sia non avere una gamba", anzi due.
Racconta, con gratitudine, di come la differenza nella sua vita l'abbia fatta la squadra, a partire dalla sua famiglia, quei legami sicuri su cui si fonda la fiducia nelle sue possibilità. E poi la squadra dei boy scout e quella della scherma. Come dire: da soli non si va lontano, abbiamo bisogno degli altri, di relazioni nutrienti, di sostegno reciproco, nella vita, nel lavoro.
Racconta di come abbia imparato, con l'aiuto di maestri di scherma, docenti, genitori, a sbagliare, ad accettare le critiche, a cadere e a rialzarsi. Perchè l'errore fa parte di noi, e non importa se ti mancano dei pezzi. Inizia da quello che hai, credi nella possibilità di farcela e impara da quello che accade. E' un concentrato di resilienza, e soprattutto è contagiosa, perché alla fine del suo intervento pensavo "anche io lo farò". E' questo il suo dono.
Una ragazza di 21 anni che va a motivare manager, direttori, grandi aziende, con ironia e trasparenza, con l'autenticità di chi ci è passato davvero da ogni cosa che dice, che si è soffermata sugli apprendimenti, che ha fatto tesoro di ciò che ha vissuto, nel bene e nel male.
Bebe Vio ha scritto un libro, si intitola "Se sembra impossibile allora si può fare" (edito da Rizzoli, 2017). I proventi andranno all'associazione Art4Sport, di cui fa parte ed è promotrice. E' un'associazione che crede nello sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei bambini e dei ragazzi portatori di protesi di arto. Per il 14 giugno a Roma hanno organizzato anche un grande evento, "Giochi senza barriere". (http://www.art4sporteventi.org/evento/giochi-senza-barriere-roma-2018/)
"Perchè", dice Bebe "è importante aiutare non solo i ragazzi e le ragazze amputate, ma anche le loro famiglie. E' difficile per i genitori, a volte più che per i figli, accettare una menomazione, non cadere nell'atteggiamento verso i figli come poverini".
Invece no. Racconta che, dopo pochi giorni che era uscita dall'ospedale, dopo la sua malattia, i tagli, ed era ancora bendata e sofferente, è andata ad un raduno scout. Ha giocato e ha riso e si è rotolata nel fango, insieme a tutti gli altri.
"Realizziamo i nostri sogni, affrontando col sorriso ostacoli e paure", è il sottotitolo del suo libro. Che bel messaggio. Perché a tutti noi manca una parte, un pezzo, tutti noi possiamo sentirci, spaventati, con meno strumenti di altri, con meno capacità; tutti noi possiamo trovare un motivo per non realizzare qualcosa, per non sentirci "abbastanza". Il trucco di Bebe sembra proprio la sua capacità di concentrarsi su quello che c'è, e non su quello che manca.
Non dice che sia semplice, dice solo che è possibile. E io lo condivido. Grazie Bebe.
19 maggio 2018