La bellezza e il difetto nella realizzazione di Sè
- Cristina Corona
- 13 apr 2018
- Tempo di lettura: 2 min

Mi piace rileggere e condividere questo testo di Luigi Pagliarani, psicologo fondatore della psicosocioanalisi (PSOA). Parla di coraggio e di bellezza.
"Quanta saggezza umana e amore per la vita reale - e non ideale –
c’è nel divino strabismo di Venere!
La bellezza che ammette la presenza di un difetto.
E se ne esalta.
Venere non insegue la perfezione ma l’amore a misura umana.
L’inseguimento della perfezione - della bella forma –
dell’opera pienamente compiuta si giustifica nell’arte, non nella vita.
L’opera d’arte è un segmento di vita e, in quanto tale,
può essere relativamente perfetta,
anche perché l’opera finita è il risultato ultimo di una serie di tentativi,
di momenti di crisi, di ripensamenti, di ritocchi, tagli e sviluppi,
finché non si arriva alla forma levigata e lucida, compiuta.
La vita invece, che è una linea unica, non può essere un capolavoro:
è fatta di conquiste e di fallimenti.
Un conto è rifiutarla e temerla per paura dei fallimenti,
e un altro conto viverla – nelle sue luci e nelle sue ombre –
senza farsi paralizzare dalla paura."
Luigi Pagliarani, Il coraggio di Venere (Raffaello Cortina Editore, 1985)
Il coraggio di Venere, di accettare l'imperfezione, l'inesperienza, i difetti, gli errori. E ciononostante riuscire a vivere la bellezza di “fare”, di amare ciò che stiamo realizzando, anche se non è un “capolavoro”.
Che oggi la rincorsa della perfezione, della performance a volte supera il limite e allora diventa controproducente, dannosa. Istanze narcisistiche, che in origini sono necessarie allo sviluppo dell'autostima e della sicurezza di sé, possono allearsi negativamente con elementi superegoici, legati ai "devo", gli obblighi, al senso di colpa.
Se la colpa di commettere errori o la paura di essere svalutati diventano maggiori dell'amore per ciò che si fa, per il proprio progetto (lavoro, studio, un obiettivo personale), può aumentare la fatica, l'ansia e generare ostacoli, fino a boicottarsi.
Allora ritrovare il coraggio di Venere, della realizzazione di Sé, nel rispetto della propria storia e delle proprie capacità, può aprire a sguardi e possibilità nuove.
Tutti noi nasciamo "mancanti", il neonato non è in grado di sopravvivere, se non all'interno di una relazione di cura.
Tutti sperimentiamo il nostro essere "difettosi" (difetto fondamentale, M. Balint,1968) , bisognosi di supporto e la modalità con cui acquisiamo fiducia nelle nostre possibilità dipende anche da questi primi stadi della vita. E' un'esperienza di apprendimento continuo in cui possiamo imparare a tollerare la mancanza, senza che diventi un'ostacolo all'autorealizzazione, e questo ci rende più solidi e in grado di alimentare il nostro slancio vitale.
Se abbiamo il coraggio di esporci al rischio dell'errore, del fallimento, perchè sappiamo che fa parte della vita, possiamo affrontare "la sfida della bellezza" in una relazione coraggiosa con il nostro limite e non rinunciare al nostro progetto di autosviluppo (Pagliarani '85).